Contrasti, dialoghi e differenze culturali racchiudono e danno luce a Maurizio Bongiovanni, artista nato tra la Germania e le braccia della signora Etna.
L’arte di Maurizio Bongiovanni colpisce per il suo essere intima, delicata, seducente ed erotica. Scenari amorosi, di pura passione, attimi di riflessione abbinati a elementi naturalistici giocano di contrasto a tocchi più forti e decisi. Dualismi, messaggi intrinsechi sono alcune delle particolarità che Maurizio attraverso la sua pittura ci regala. Una vita dedicata all’arte, al viaggio e alla bellezza si riflette sulle opere che ricordano un romanticismo non banale non ingenuo ma ostinato e malizioso.
Ciao Maurizio, ci parli un po’ di te e del tuo percorso artistico?
Sono nato nel sud della Germania, un paesino perennemente coperto di neve, mentre ho vissuto l’adolescenza nelle terre calde e nere alle pendici dell’Etna.
Quello che sono oggi attinge molto da quel passato fatto di contrasti e differenze culturali. Il mio percorso artistico è molto personale e mi racconta in maniera molto intima.
Durante gli studi al Liceo artistico di Milano ho avuto la fortuna di avere Paolo Rosa di Studio Azzurro come docente. Ricordo ancora il libro che mi suggerì, “Lo zen e il tiro con l’arco”.
Ma è dopo il liceo che ho iniziato a viaggiare, grazie a delle borse di studio ho cominciato a esplorare, artisticamente e personalmente, il mondo. Ed è da quel momento che è iniziata davvero la mia ricerca più profonda.
Le diverse esperienze vissute sono diventate poi parte integrante, alle volte quasi necessaria, del mio lavoro. Piccole o grandi che siano hanno rappresentato e rappresentano forse la parte più intima e sincera, il carburante che da vita a ciò che faccio e sento ogni volta. Come se la vita passata si unisse in modo viscerale a quella presente.
Com’è avvenuta l’idea di focalizzarti sul corpo maschile?
È stato come un bisogno, una voglia o una necessità profondamente erotica. Rappresentare il corpo maschile mi dà la possibilità di mischiarmi a questi corpi, incontrandoli con la mia pittura, in un confronto dialettico tra la mia e la loro personalità.
Nella mia prima serie di volatili sentivo già questo bisogno, che ho poi evoluto nel corpo maschile, esasperandone il sesso, la passione e l’intensità dei loro volti.
Chi sono gli uomini da te dipinti?
Gli uomini che dipingo arrivano dai miei incontri reali, dal mondo delle chat, o semplicemente da un insieme di suggestioni visive strappate al web o dai contenuti che mi circondano. In questi mesi è molto forte la presenza, nelle mie opere, di una matrice personale, fortemente affettiva. Non conosco il fine, magari saranno le mie opere a dirlo a me.
In Italia la tua arte viene apprezzata quanto negli altri paesi?
Devo dire che la mia pittura viene molto apprezzata negli Stati Uniti e nel nord Europa, credo già abituati a tematiche di questo tipo.
Spesso nei tuoi lavori troviamo degli abbinamenti con elementi della natura, che rapporto hai con essa?
Mi piace ricordare la frase di Oscar Wilde:
“Mi sembra che tutti noi guardiamo troppo alla Natura e viviamo troppo poco con essa”.
La natura ha un ruolo importante nella mia opera. E mai come in questi anni forse ha un peso specifico rilevante. Ritrovarne una dimensione intima è secondo me fondamentale.
Cosa pensi del panorama artistico contemporaneo italiano?
L’Italia è ricca di talenti, spesso però lasciati soli, poco valorizzati da chi dovrebbe invece tutelarli e portare alla luce il proprio lavoro. Un paese profondamente conservatore che però dovrebbe rinnovarsi con i già tanti artisti di spessore che sarebbero pronti a dare un notevole contributo all’arte contemporanea del nostro paese.
Ci sono secondo te ancora tanti tabù negli artisti italiani?
Ho forse la sensazione che alle volte l’omologazione impera.
C’è un coro, ma pochi solisti.
Nel dipinto intitolato “The Gardener” troviamo una perfetta combinazione tra ironia e malizia, ti piace giocare con questi aspetti?
Con la pittura creo dialogo e mi piace che in questo dialogo possa coesistere un discorso ironico o serioso, un dualismo che pare essere discordante, contrastante. Quasi come nella mia infanzia il freddo nord con il calore dell’Etna. Si muore attraverso una risata, diceva un famoso filosofo. Un bipolarismo che trovo affascinante.
Perché in alcuni tuoi lavori il corpo viene “annullato” da tratti di pittura?
I tratti presenti nei corpi di alcuni miei dipinti richiamano, per me, il mondo del digitale, quasi rievocare il tocco touch di uno schermo, che sembrano scivolare via velocemente. In questo senso il corpo non è in realtà annullato ma evidenziato, in alcune sue parti.
Cosa ti diverte di più dipingere?
La pittura mi diverte, ma forse ancora di più disegnare. Gli studi preparatori in cui la libertà espressiva arriva al massimo e, senza giudizio, passo da uno schizzo all’altro lasciando libera la mente nel pensarli e crearli.
Come stai trascorrendo l’estate?
Ancora contrasti. Dalla calda Sicilia a una Svezia più tenue, per non dire fredda. Il tempo libero è di per se un momento di scoperta, quasi di studio. Ho programmato visite a musei con opere dell’ottocento fino ad arrivare verso un piccolo villaggio di pescatori in un isola del nord Europa. Partirò con un ragazzo, che nel suo volto mi ricorda un ritratto del Fayyum. Mi piace spaziare, e spero di trovare spunti interessanti da portare con me, nei miei ricordi e nella mia arte.